Gli italiani fumano “come turchi”, i francesi come “pompieri” e gli inglesi e i tedeschi, più banalmente, come “ciminiere”. I turchi, mi dice il mio amico Mimmo, non si pongono certi problemi. Fumano (tanto) e basta. Non è dato sapere se bestemmino. In compenso hanno una città, Trebzon, da cui deriva l’antichissimo detto “perdere la Trebisonda”.
È tutto un gran casino, comunque. Perché gli italiani fanno i portoghesi quando non pagano il biglietto, gli inglesi baciano alla francese, e i francesi, in compenso, se ne vanno di soppiatto “all’inglese”. Gli inglesi, a loro volta, “take Dutch leave”, se ne vanno all’olandese. Ma i tedeschi, e giuro che non scherzo, se la svignano alla francese. Alzi la mano chi ci ha capito qualcosa.
Le lingue sono questo. E sono belle per questo. Perché dietro ogni espressione che usiamo quotidianamente ci sono storie che neppure potremmo immaginare, come l’attore che nel 1600 portò in scena un fiasco (il perché lo sa solo Dio) in un teatro di Firenze durante uno spettacolo e decise di usarlo per improvvisare una performance che non fu esattamente apprezzata dal pubblico. Da qui l’espressione, utilizzata anche in inglese (“to be a fiasco”).
Piove forte? Attenzione a stare in Portogallo, dove piovono “canivetes”, coltellini. O peggio ancora in Francia, dove “piove come una mucca che piscia” o a Praga, dove esagerano e addirittura piovono carriole.
Facile come bere un bicchier d’acqua? Per i francesi è più facile dire “bonjour” e per gli inglesi è un pezzo di torta, “a piece of cake”. E se uno ha avuto la vita facile in Svezia, è avanzato scivolando su un panino di gamberetti.
Gli spagnoli non ne dicono quattro quando sono arrabbiati, ne cantano quaranta. E non hanno il braccino corto ma il “puño cerrado”, il pugno chiuso, come gli inglesi (“tight-fisted”).
Facciamo qualcosa di inutile? Gli inglesi portano carbone a Newcastle, i francesi l’acqua al fiume, gli spagnoli legna ai monti e i tedeschi gufi ad Atene.
Per dire che una cosa accade raramente, qui facciamo morire il papa, o in mancanza di meglio, un vescovo. I francesi aspettano il 36 del mese, gli spagnoli da Pasqua alla domenica delle palme, i tedeschi il giubileo e gli inglesi due lune piene in un mese.
E per finire, in punto di morte, i francesi “rompono la pipa”, gli olandesi la restituiscono a Martin, chiunque sia costui, e i britannici “kick the bucket”, calciano il secchio. E noi? Noi tiriamo i calzini o le cuoia. Sappiamo morire con stile tutto italiano.
Questo articolo è stato scritto da Silvia Borgiattino: insegnante di lingue e traduttrice. Ama l’inglese, i libri, la pioggia e il caffè, non necessariamente in quest’ordine.